L’obiettivo 12 è uno dei 17 Sustainable Development Goals, SDGs (Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile), inglobati in un grande programma di azione, noto come Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il progetto, sottoscritto nel settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell’ONU, si prefissa di raggiungere 169 “target” o traguardi nell’arco dei prossimi 15 anni, al fine di assicurare uno sviluppo dignitoso alle generazioni attuali e future entro i limiti del pianeta terra.

In particolare, il goal 12 si focalizza sulla questione del consumo e della produzione responsabili puntando a “fare di più e meglio con meno”.

L’ASVIS nel ‘’Position Paper Goal 12 Italia’’ definisce (http://asvis.it/public/asvis/files/Position_Paper_Goal_12_4_.pdf):

  • la produzione responsabile la realizzazione di prodotti e servizi che siano socialmente vantaggiosi, economicamente sostenibili e che rispettino l’ambiente. L’obiettivo è quello di favorire la transizione verso un’economica circolare e privilegiare processi produttivi che si impegnino a ridurre l’impatto ambientale, comunicando al consumatore in modo trasparente tutte le informazioni relative al prodotto.
  • il consumo responsabile è, invece, l’azione di consumo in cui l’individuo è informato e consapevole e cerca quindi di valutare, non solo la qualità ed il prezzo dei beni e dei servizi, ma anche l’impatto socio-ambientale dell’impresa che li produce. Infatti, il consumo responsabile presuppone che i consumatori possano essere considerati dei consum-attori, quasi co-produttori. Vi deve essere una maggiore attenzione alla qualità sociale del bene, al fatto che questo non inquini l’ambiente o che l’azienda produttrice non si renda complice di attività illecite, come ad esempio lo sfruttamento del lavoro minorile.

traguardi (https://www.unric.org/it/agenda-2030/30803-obiettivo-12-garantire-modelli-sostenibili-di-produzione-e-di-consumo) del Goal 12 mirano a garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, promuovendo:

  • infrastrutture sostenibili e risorse energetiche efficienti;
  • riduzione e riciclo dei rifiuti;
  • adozione di pratiche sostenibili nel processo produttivo delle imprese e delle grandi aziende multinazionali.

Gli stakeholders coinvolti partono dal semplice consumatore, passando per le imprese, sino ad interessare ricercatori, scienziati, mezzi di comunicazione, agenzie di cooperazione allo sviluppo e decisori politici. Proprio per questo è necessario un approccio cooperativo che includa i consumatori in iniziative di sensibilizzazione al consumo e a stili di vita sostenibili.

benefici che potrebbero derivare dall’attuazione del goal 12 interessano e si intersecano con altri SDGs che riguardano la riduzione dell’impiego di risorse e dell’inquinamento, ma anche una riduzione della povertà, delle disuguaglianze, garantendo un generale miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. (Goal12 Interconnessioni)

Al fine di misurare il tasso di consumo e produzione responsabili di un determinato Paese, gli elementi da tenere in considerazione sono i seguenti:

– Produttività delle risorse e consumo di materiale domestico;

– Emissioni medie di CO2 per km delle nuove autovetture;

– Tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani;

– Consumo di energia primaria;

– Consumo energetico finale;

– Produttività energetica;

– Quota di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia.

È possibile monitorare le tendenze dei 28 Paesi Membri dell’Unione Europea riguardo il generale tasso di consumo e produzione responsabile, grazie al contributo fornito dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS)

Il Report ‘’Monitoring the SDGs at EU level with composite indicators’’ del 2018 dell’ASVIS (http://asvis.it/public/asvis/files/ASVIS-REPORT-EU-COMPOSITES-FINAL.pdf) presenta una fotografia delle tendenze dei 28 Paesi Membri dell’Unione Europea riguardo al Goal 12 consumo e produzione responsabile.

I dati raccolti nell’arco temporale di 6 anni (2010-2016) rivelano un generale miglioramento in quasi tutti i 28 Paesi. Vi è la presenza di un best performerovvero la Danimarca e dei due worst performerrappresentati dall’Estonia e dalla Bulgaria. Tuttavia, è importante sottolineare la promettente performance dell’Italia dove vi è un aumento degli indicatori relativi alla produttività delle risorse e consumo di materiale domestico, tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani e quota di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia. L’indicatore relativo alle emissioni medie di CO2 per km delle nuove autovetture è invece negativo.

L’ASVIS osserva dunque che in Italia sono stati fatti positivi passi avanti sia nell’ambito della produzione che dei consumi e che tale cambiamento è strettamente correlato ad una maggiore e diffusa consapevolezza sull’importanza di adottare una visione del ‘’fare di più e meglio con meno’’ aumentando la produttività e riducendo i consumi di risorse naturali. Un concetto che grazie al progressivo affermarsi dell’economia circolare e del principio di responsabilità dei consumatori è in grado di orientare le nostre abitudini verso pratiche di produzione e consumo che riducano gli scarti e favoriscano lo sviluppo di una società sostenibile.

A cura di Alice Scalia e Elisa Sassella


ECONOMIA CIRCOLARE

L’economia circolare è un valido sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali all’interno dei cicli produttivi e quindi può essere considerata come una valida soluzione per ridurre al massimo gli sprechi. La possiamo intendere come un nuovo modo di pensare l’economia, un nuovo modo di vedere prodotti poco impattanti, equi e con un alto valore sociale e territoriale, una sorta di economia pensata per autorigenerarsi.

Vi è quindi un passaggio dal modello economico lineare, quindi un modello classico, ad un modello circolare che in tutte le sue fasi, dalla progettazione al consumo, vuole limitare l’apporto di materia e di energia, andando così a ridurre gli sprechi.

Con questo sistema bisogna rivedere le fasi della produzione, non pensando solamente all’iper sfruttamento delle risorse naturali orientate al solo obiettivo di massimizzare i profitti, ma puntando l’attenzione sul rispetto di alcuni principi ed azioni, come quella di affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili, così da abbandonare il modello energetico fondato sulle fonti fossili. Un altro principio di estrema importanza per l’economia circolare è quello di cercare di sostituire le materie prime vergini con materie secondarie provenienti da filiere di recupero.

Semplici principi che possono fare una grande differenza.

https://www.ellenmacarthurfoundation.org/assets/downloads/publications/A-New-Textiles-Economy_Full-Report.pdf

A cura di Alice Scalia e Elisa Sassella


SPRECO ALIMENTARE

LO SAI CHE…

  • Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto, corrispondente a 1,3 miliardi di tonnellate si perde e/o viene gettato all’interno delle filiere che vanno dalla produzione al consumo. In Europa e in Italia oltre il 40% del cibo sprecato è però quello domestico.
  • Il settore alimentare rappresenta il 30% del consumo totale di energia, ed è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra.

Secondo il Report FAO (http://www.fao.org/3/ca1431en/CA1431EN.pdf) la perdita di cibo si verifica sia nelle fasi di produzione e trasporto, sia nelle fasi di distribuzione e consumo. Il problema dello spreco alimentare è strettamente correlato all’uso sostenibile delle risorse naturali, alla sicurezza alimentare ed alla nutrizione attuale e futura.

Nel tentativo di chiarire cosa si intende per “Perdite alimentari” e “sprechi alimentari”, la FAO ha fornito le seguenti definizioni:

  • Perdite alimentari (FL):diminuzione della quantità o della qualità del cibo nelle fasi di produzione e distribuzione.
  • Sprechi alimentari (FW):parte della perdita di cibo che si riferisce alla rimozione dei prodotti alimentari per scelta o prodotti che sono stati lasciati rovinare e/o scadere a seguito di negligenza da parte del consumatore.

Al fine di ridurre le perdite di cibo e lo spreco alimentare, strettamente correlati tra loro, è necessaria la promozione di politiche che mirino a ridurre le perdite di cibo e prevedano un uso sostenibile delle risorse naturali. È importante segnalare che l’Italia è uno dei paesi più avanzati al mondo nella lotta contro lo spreco alimentare.

Impegno Italiano contro lo spreco alimentare: Legge 166/2016

Grazie alla legge 166/2016 possiamo notare il continuo impegno nella lotta contro lo spreco alimentare, dove un ruolo fondamentale è svolto dalle associazioni e da enti del terzo settore.

Infatti, l’obbiettivo di tale legge è cercare di ridurre gli sprechi nel settore alimentare.

Dobbiamo però tenere ben presente che il valore dello sperpero alimentare è ancora molto alto e, a differenza di ciò che pensano in molti, lo spreco di cibo non avviene solamente all’interno di grandi e piccole catene di supermercati, ma all’interno delle nostre mura domestiche.

Per limitare tutto ciò, la legge 166/2016, chiamata anche “norma anti sprechi” va a semplificare le procedure di recupero e donazioni di alimenti in eccesso e non solo. Infatti, introduce quella che è l’educazione alimentare e la lotta agli sprechi all’interno delle scuole, promuove campagne di comunicazione sui temi di tale educazione, incentivando le donazioni delle eccedenze da parte sia delle aziende che dei consumatori ed inoltre offre finanziamenti per chi sviluppa progetti di ricerca in questo settore.

Per approfondire:

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg

SOLUZIONI ALTERNATIVE E SOSTENIBILI

Non è una novità il fatto che le risorse a noi disponibili si stiano esaurendo mentre continuiamo un consumo sfrenato e poco responsabile di esse. Ma ridurre la nostra impronta ecologica e quindi agire in maniera sostenibile non è un’impresa impossibile come può sembrare. Infatti, diverse sono le alternative e le soluzioni disponibili.

Comportamenti e stili di vita sostenibili

Ad esempio, nell’ambito della sfera domestica:

  • Acquistare e consumare prodotti stagionali;
  • Non gettare il cibo e cercare di consumare tutto prima della data di scadenza (sembra banale ma è una delle cause principali di spreco alimentare all’interno della sfera domestica);
  • Alternare ai più economici supermercati, i mercati degli agricoltori, così da promuovere una spesa sostenibile e responsabile, dove i prodotti sono esclusivamente italiani, più freschi e quindi più duraturi.

ALCUNE BUONE PRATICHE VICINO A NOI

Un esempio lampante riguardante questa tematica, all’interno del nostro territorio, ci viene fornito da “Rete Solida”, un progetto di solidarietà promosso dalle Acli Provinciali di Padova e Rovigo e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Rete Solida si impegna a valorizzare e coordinare sul territorio le relazioni tra la grande distribuzione e le associazioni o enti no profit che operano nel sociale, relazioni tra chi è costretto ad eliminare prodotti ancora utili e chi invece può riutilizzarli per una giusta causa. https://www.aclipadova.it/index/index/id/66/fh/5/rete_solida.html

Un altro esempio vicino a noi è l’esperienza di Etra spa, multiutility a totale proprietà pubblica che gestisce il servizio rifiuti in 65 Comuni nelle province di Padova e Vicenza. Essa ha deciso di scendere in campo contro gli sprechi alimentari. Da anni Etra dedica grande attenzione alle tematiche sociali, operando oltre i confini delle proprie aree di competenza e diventando spesso punto di riferimento per le amministrazioni comunali che si trovano in situazioni di bisogno. Si tratta del primo caso in Italia in cui una multiutility si pone come soggetto promotore e coordinatore di un progetto di questo tipo: distribuire prodotti alimentari a persone bisognose locali, come ad esempio case famiglia o centri di accoglienza, nel segno della solidarietà e della prevenzione dello spreco alimentare. Da un lato questo progetto va a ridurre la produzione di scarti, promuovendo un consumo sostenibile, dall’altro trasmette un chiaro messaggio educativo all’intera comunità e non solo alle persone strettamente interessate in tale processo, portando a riflettere su come sia semplice evitare gli sprechi, contribuendo inoltre ad una giusta causa. https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/ecoscienza/ecoscienza2014_5/bancoalimentare_etra_es05_14.pdf

A cura di Alice Scalia e Elisa Sassella

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