di Elisabetta Mutto Accordi
Elena ed Emma hanno 20 e 21 anni e sono rispettivamente al primo anno di Psicologia e del Dams, Alessandro e Riccardo hanno 22 e 23 anni e si stanno per laureare in Scienze Politiche. Sono persone positive, informate, impegnate, coinvolte e forse proprio per questo hanno il coraggio di ammettere che, nonostante la loro giovane età, faticano ad avere fiducia nel futuro. Sono studenti dell’Università di Padova che hanno preso parte a MAPS – Itinerari artistici per comprendere il futuro, progetto che ha realizzato installazioni interattive sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU nelle sedi dell’ateneo.
Cos’è per voi lo sviluppo sostenibile?
“Per me è un progresso pulito – dice Alessandro – che consenta uno sviluppo economico e tecnologico ma anche una buona convivenza con la natura.” “È un processo – aggiunge Emma – che implica la possibilità di continuare lo sviluppo, proprio in quanto sostenibile ed è applicabile in diversi campi: sociale, ambientale, economico.” “E deve tenere in considerazione – si inserisce Riccardo – anche delle differenze di stili di vita fra paesi, in un’ottica di interdipendenza e di ricerca di equilibrio fra le zone più povere del pianeta e quelle più ricche.” “In sintesi – conclude Elena – è una società che progredisce, stando però al passo con le esigenze del pianeta su cui vive.”
Come giovani adulti come pensate abbiano agito e stiano agendo le generazioni precedenti?
Elena: “Io credo che i nostri nonni e i nostri genitori abbiamo agito senza considerare le conseguenze delle loro azioni. Per loro era tutto nuovo e vedevano solo la parte immediata del progresso e delle innovazioni che stavano scoprendo. Il problema è che oggi tutti continuano a fare così, anche se si sono scoperte le conseguenze.” Alessandro aggiunge: “I nostri genitori sono stati forse la prima generazione ad avere conosciuto l’insorgere dei problemi del riscaldamento globale e dell’inquinamento e sono stati quelli che hanno iniziato ad educare a comportamenti più sostenibili.”
Riccardo riprende il ragionamento di Elena: “I nostri nonni non avevano la capacità di prevedere una situazione di questo tipo. Non è quindi una colpa ma una mancanza di possibilità.” “Noi – aggiunge Emma – siamo immersi in questo mondo, dunque sappiamo che il tema dello sviluppo sostenibile va affrontato e in fretta. Le problematiche, a seconda del periodo in cui si vive, cambiano. Ai tempi dei nostri nonni non c’era ancora la coscienza, né la stessa diffusione di tecnologie e di informazioni che invece oggi abbiamo.”
Si potrebbe procedere in modo diverso? E come?
“Per molti lo sviluppo sostenibile resta ancora un tema lontano – dice Riccardo – quindi, il fatto di riuscire a diffondere una maggiore coscienza, è il primo tassello per poter poi anche ragionare sulle soluzioni.” Emma si inserisce: “È molto importante partire dal quotidiano e migliorare il livello di conoscenza delle persone. Perché sarà molto difficile cambiare il sistema a livello sociale, produttivo, commerciale, finanziario.” “E dobbiamo essere noi ad agire – afferma Elena – Del resto ci sono molte azioni fattibili adesso, oggi stesso: comprare ad esempio cibo di stagione, utilizzare meno plastica, usare di più i trasporti pubblici e la bicicletta, affidarci a fornitori di energia da fonti rinnovabili e in generale pretendere che il sistema si diriga verso un’economia circolare.” “Non si è ancora capito – aggiunge infatti Alessandro – che anche le piccole azioni possono aiutarci a condurre uno stile di vita più sano, in comunità pulite ed efficienti. Il problema è che la consapevolezza non è per nulla diffusa e per questo si dovrebbero fare delle campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti i cittadini.” “E siccome sono ambiti tutti collegati fra loro – chiude Riccardo – è necessario che si intraprenda questo percorso anche a livello politico.”
Come vedete il futuro?
“In questo momento fatico ad essere positivo – riprende Riccardo – Non riesco a trovare nelle persone e nelle istituzioni una presa di coscienza reale. Si corre dietro a tanti problemi ma poi questo tema mi sembra che passi sempre in secondo piano.” “Anch’io ho una visione abbastanza negativa del futuro – aggiunge Elena – e sono consapevole che, se continuiamo a viaggiare a questa velocità, ci schianteremo. Però una soluzione c’è, dunque la speranza è tanta ed anche il coraggio e la forza. Per questo preferisco guardare al presente e impegnarmi per riuscire ad aumentare la probabilità di sopravvivenza, perché secondo me siamo in una situazione molto critica. Lavorare oggi quindi, per un domani in cui spero ci sia prosperità.”
“Se penso alla parola prosperità – si ricollega Alessandro – mi immagino uno sviluppo per aree. Ovvero, siccome il sistema attuale ha provocato il peggioramento delle condizioni in tante zone, secondo me seguiremo il processo inverso. Tuteleremo maggiormente quelle parti che non sono ancora molto danneggiate e avvieremo un meccanismo di protezione. Non penso che si potrà mai tornare indietro, ma questo potrebbe essere un ottimo punto di ripartenza.” “Io confido in un cambiamento drastico – conclude Emma – Da un lato sarebbe meglio che questo schianto contro il muro, la presa di coscienza reale, arrivi presto, in modo da indurci ad agire il prima possibile. Perché se guardiamo alla storia, l’uomo si accorge sempre quando è troppo tardi. È una situazione difficile, mettiamolo in conto, perché siamo tanti e il mondo è allo stesso tempo grande e piccolo. Ma credo sia possibile trovare delle soluzioni. Bisogna veramente metterle in pratica però.”