Le nuove narrazioni dell’Arte: visita guidata a Palazzo Cavalli (Padova)
Chiara Marin, Università di Padova (06.03. 2019)
Mentre l’arte contemporanea sembra invitare ontologicamente l’interprete ad una partecipazione attiva al processo creativo, chiamandolo a inverare l’opera attraverso il suo variegato e originale rapportarsi ad essa; le creazioni del passato vengono spesso fruite in maniera passiva, come se i loro messaggi fossero univoci e la comunicazione unidirezionale. Ma le immagini sono da sempre ambigue, polisemiche, costitutivamente stratificate. Nascono spesso per associazione di idee e pensieri, di conoscenze e saperi che partono dall’artista o dal committente, si confrontano e scontrano con i collaboratori e gli osservatori più o meno critici, rinnovandosi continuamente e dando vita a un’infinità di microcosmi pregni di significato, cui ciascuno di noi, oggi, può attingere a diversi livelli di profondità.
La visita al maestoso complesso decorativo di Palazzo Cavalli in Padova, da metà Cinquecento dimora gentilizia dell’omonima famiglia nobiliare e oggi sede del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università degli Studi di Padova, ha voluto offrire ai partecipanti al progetto MAPS un’esperienza immersiva nell’arte moderna, attraverso cui imparare a riconoscere quanti saperi, quali valori, che motivazioni siano condensate nella forma dell’Immagine. Quanto importante sia ricostruire la cultura figurativa di chi realizzò o commissionò determinate opere – il ciclo delle Metamorfosi, che adornano le pareti dell’atrio; le storie romane e bibliche, nella salette laterali – per comprendere, al di là dell’iconografia, quella che Panofsky chiama appunto “iconologia”: quanto “narrassero” quelle immagini ai visitatori del palazzo; cosa volessero raccontare della famiglia, che lo abitava, dei suoi usi e delle sue aspirazioni; ma anche, in fondo, di chi concretamente le portò a compimento. Caso emblematico quello delle “Imprese”, che corrono sullo zoccolo del “portego da basso”: una vera e propria esibizione di quella che con termini moderni potremmo chiamare la “vision” dei Cavalli, comprensibili però solo agli “intendenti”!
La salita dello scalone, che conduce al piano nobile, ha consentito ulteriori agganci all’arte contemporanea e alle attuali proposte “esperienziali”: non solo elevazione spirituale, sotto la guida delle Muse, ma anche fisica, attraverso un’esperienza sinestetica, che va ben oltre il… “4D”! Alla tridimensionalità degli ambienti reali si sovrappone qui infatti quella allusiva delle architetture dipinte, la tattile data dai diversi materiali pittorico e plastico usati per le pareti e la balaustra e, un tempo, certo anche quella uditiva, con l’echeggiare delle musiche da ballo provenienti dal salone da ricevimenti.
La visita si conclude proprio in quest’ultimo ambiente, di fronte all’opera del maestro francese Louis Dorigny: un invito a riconoscere l’apporto dell’individualità all’interno di un progetto (decorativo/artistico) predeterminato. A capire quanto ciascuno, con le proprie competenze, con le esperienze acquisite in contesti diversi, possa contribuire ad infondere inediti significati nell’opera d’arte, che si va (insieme) a realizzare.
Dando vita sempre a nuove, entusiasmanti narrazioni.